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“Cronaca di poveri amanti” – Vasco Pratolini

Sicuramente uno di quei libri che non avrei mai letto ma grazie al gruppo di lettori ogni tanto scopro delle perle dimenticate. La protagonista è la povertà tanta e uno spaccato della vita anni 30 in Italia, il fascismo che incomincia a prendere piede gli squadristi destra contro sinistra, Maciste che  incurante delle conseguenze va ad avvertire i compagni della retata imminente e viene massacrato di botte. Donne e uomini che cercano di sopravvivere cercando l’ amore dove possono e un poco di felicità.

Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si può imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell’autenticità di un gruppo di persone che usa dire “noi”. Via del Corno “è tutta udito”, e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro. Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi: il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno – e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo – era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. Il romanzo che le dedicò nacque mentre l’autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà: aveva il cinema neorealista “addosso” e lo trasferì su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l’icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa.

Carla Murialdo

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