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IL BUON CANTAUTORATO Intervista a Tommaso Seconi

 

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

 

L’ospite di oggi è un cantautore davvero interessante, innamorato dell’arte e soprattutto innamorato del buon gusto. Sono tante le influenze per Tommaso Seconi, artista teramano da tempo residente a Bologna, così tante da rendendere il suo primo album ricco e piacevole sotto tutti i punti di vista. Seconi è profondo, intenso, riflessivo, ma allo stesso tempo, così vicino al grande pensiero comune. Chi siamo davvero? Sembra chiedere e ricordare attraverso i suoi versi e attraverso le sue melodie.

Benvenuto, Tommaso, è un piacere averti come ospite. Tra i dischi più interessanti arrivati a casa mia nei primi mesi di questo 2025 inserisco sicuramente il tuo. Bene, molto bene, ma ci arriveremo tra poco, prima raccontami qualcosa di te…

Ciao, grazie. Io sono Tommaso, ho iniziato a suonare sin da bambino, sentivo questo trasporto forte per le vibrazioni emanate da certi strumenti e, come tutti i bambini, lo strumento più rappresentativo è sicuramente la batteria. L’ho suonata per anni, poi essendo un autodidatta come stile di vita non avevo una direzione ben definita dello strumento (da bambini è più difficile auto indirizzarsi) e quindi mi lasciai convincere a cambiare strumento, rivelandosi una scoperta, quella di trovarsi bene nella forma di scrivere canzoni. Da lì ho intrapreso tutto il percorso che mi ha portato fino ad oggi, approcciando principalmente con strumenti a corda, pianoforte e in ultimo, da poco , quindi magari lo inserirò in un futuro disco, il flauto traverso.

Fragolina Di Campo è nato nel periodo del Covid, ma ci ha messo un po’ per trovare la forma finale. Puoi raccontarmi l’intera storia?

Gli eventi che ci capitano non sono né positivi né negativi, ma liberi di interpretazione quotidiana”. Quando lessi questa frase di Epitteto mi si illuminò il cammino. Così, per me, il covid è stato un periodo di silenzio, di ascolto, un ascolto che è riuscito a farmi scendere dentro e a capire cosa in questi anni mi avesse nutrito e cosa invece no, ho rielaborato le emozioni più profonde. Tutto questo ha creato in me una carica emotiva che ho riversato su quello che è sempre stato la mia terapeuta di fiducia, la musica. Poi il disco, come prima bozza creativa, da lì a qualche mese era pronto. Tutta la parte lenta è avvenuta in studio per curare suoni e migliorare gli arrangiamenti e per trovarsi ognuno con i tempi dell’altro.

A prescindere dal momento esatto nel quale sono state concepetite, qual è il filo che lega le nove canzoni presenti nell’album?

Il disco parte da una matrice autobiografica e prende senso nel significato di relazione. Il disco è così incentrato sulla ricchezza più importante che è quella di tessere rapporti significativi, autentici con gli altri. Si apre con Fragolina di campo, che è il concetto base più superficiale di relazione che abbiamo che è quella amorosa. Per poi scendere all’interno, nelle altre canzoni, con significati più profondi, fino alla relazione con sé e a quella con l’infinito.

Il disco per essere assimilato e soprattutto compreso al meglio richiede molta attenzione. Beh, ogni disco andrebbe ascoltato più volte e con attenzione, ma per entrare a pieno nel tuo mondo artistico è doveroso davvero guardare oltre. Non so se mi spiego, ma simili riflessioni mi riportano a Battiato, giusto per fare un nome. Complimenti a parte, come vuoi rispondermi?

L’arte è, o meglio, dovrebbe essere comunicazione, ma esistono vari tipi di comunicazione, da quella superficiale a quella un po’ più profonda. Poi c’è quella profonda. Ora in un mondo dove il consumismo è entrato nella nostra cultura e nel nostro pensiero, tutto, ma veramente tutto, si fa oggetto per soddisfare bisogni superficiali. Di conseguenza anche l’arte ne è vittima, e lo sono anche le relazioni. Quindi penso che non è il mio disco a richiedere un livello più alto, ma siamo noi che siamo scesi a un livello più basso.

Nonostante tutto la tua musica arriva in maniera diretta grazie allo spiccato senso della melodia o ai momenti elettronici, per esempio. Dimmi, avevi ben in mente la strada da percorrere?

No, affatto. Io sono partito con le canzoni strutturate e arrangiate da casa, e per ogni passaggio, sia con i musicisti e poi in studio, il disco ha subito sempre delle trasformazioni. Trasformazioni dalle quali è stato bello lasciarsi sorprendere.

Il Bambino Che Ero e Sè e solo sé sono per me due canzoni particolarmente significative, e per il testo e per le sonorità. Una rabbia riflessiva, perdona questa mia definizione, sembra impregnare versi poetici. Hai voglia di parlare di queste composizioni?

Queste sono due canzoni che hanno a che fare con la propria interiorità. Parlano della relazione con sè stessi. Il bambino che ero è la relazione tra passato e presente, tra il fanciullo e l’adulto, junghianamente potremmo dire che parla dell’integrazione tra il puer e il senex.

Nel brano Sé e solo Sè emerge una rabbia di fondo, data da una situazione ideale che non riesco a raggiungere . In questa canzone entro in contatto con il mio sé autentico e tiro fuori la rabbia che mi dà modo di confrontarmi con un mondo in cui, per fare arte, bisogna essere tutto fuorchè autentici.

Con chi hai lavorato in studio e come ti sei mosso in fase di produzione?

In studio ho lavorato principalmente con Davide Grotta con cui abbiamo lavorato su arrangiamenti e mix. Davide non si è limitato a lavorare sul progetto, ma se ne è preso proprio cura. E si è preso anche cura della nostra relazione, lasciando spazio a una amicizia. In oltre sono intervenuti musicisti e coristi. Chiara Michelle Diamanti ha suonato le parti degli archi e Paola Francioni ha prestato la sua voce per i cori. Poi abbiamo Leonardo Montefiore, Federico De Laurentis ed Emanuele Fani, rispettivamente batteria, chitarra e basso.

Il primo singolo scelto è Già Domani, una sorta di carezza malinconica piena di dolcezza e, mi vien da dire, di fragilità. Quanto sei legato a questo brano e perché?

Direi molto. È un brano che invita a vivere dell’ essenziale, a curarsi di momenti semplici, ma carichi di emozione, a vivere con l’idea della morte, che ci fa capire che dobbiamo prenderci la responsabilità di vivere e non di sopravvivere. Sono temi molto forti per me .

In giro, qui e lì, anche riferimenti alle tue precedenti esperienze. Mi riferisco ai richiami più folk. Ecco, giusto affermare che nel lavoro hai messo tutto te stesso e in tutti i sensi?

Direi di sì. Di solito non mi fermo a pensare quali parti di me e quali no abbia inserito, mi lascio più trasportare dall’istinto e dalla passione. Poi, in un secondo momento, mi fermo a riflettere, rendendomi conto delle varie influenze o di quali parti sono più o meno presenti.

La situazione artistica e musicale in questo Paese è parecchio drammatica, a mio modo di vedere, ma forse personaggi come Lucio Corsi, stanno in qualche modo riavvicinando il pubblico al cantautorato. Non mi aspetto miracoli e non penso nemmeno che l’autore toscano debba fare qualcosa di così grande, ma… Tu cosa pensi?

Credo che, così come dovremmo affrontare una crisi climatica, ci troveremo ad affrontare anche una crisi identitaria e sociale. E poiché la musica è un’espressione diretta della società, inevitabilmente anche questa cambierà. Lucio Corsi rappresenta sicuramente una parentesi molto positiva nel panorama musicale nazionale, e spero che continui a esserlo. Non è l’unico, certo, ma la maggior parte delle volte mi capita di trovare parentesi simili, solo tra artisti poco noti o meno visibili.

Come stai promuovendo Fragolina Di Campo?

Principalmente tramite i social, radio, interviste e sto collaborando con Max di Resisto distribuzione con cui mi trovo molto bene, e ringrazio.

Una cosa che non ti ho chiesto, ma che bisogna per forza dire?

Mmmmmmm….il mondo è bello, perché?

Sto bene poi senza te! C’è chi cerca l amore, poi gli porta rancoreeee..

Saluta e inserisci tutti i tuoi link di riferimento…

Un abbraccio a tutti e grazie per il tempo dedicatomi .

https://verseone.me/fragolina-di-campo

https://www.instagram.com/tommasoseconi?igsh=MTg4aHNvdmZhMHV2dg==

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