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NUCLEARE: ENERGIA NO, BOMBE SI’. LO STRANO CASO ITALIA

Di Carlo Amedeo Coletta

E’ possibile che un appassionato di fantascienza come me non abbia mai visto neppure un episodio del Doctor Who? Incredibile ma vero! Così, sere fa, mi sono cimentato in quella che doveva essere una maratona Tv, con tutta l’intenzione di recuperare l’arretrato. Sinceramente non sono rimasto affascinato come credevo. Certo, i viaggi nel tempo restano sempre fantastici ma mi aspettavo di più e già dal secondo episodio la mia mente ha iniziato a vagare verso altri lidi. E siccome sullo schermo si viaggiava nel tempo, anche il mio pensiero ha seguito questastrada.Così, all’improvviso,mi sono imbattuto in un ricordo: quello dei miei genitori che discutevano del famoso referendum con cui, nel 1987, l’Italia mise al bando l’energia nucleare e la possibilità di utilizzare centrali elettriche di questo tipo. E quello, il 1987 dico, era un periodo particolare dalle nostre parti. Erano i mitici anni ‘80, si diceva che tutti stessero bene e che qualsiasi problema fosse risolvibile. L’Italia era tra i primi 7 paesi più industrializzati al mondo, il muro di Berlino era ancora in piedi e sembrava reggere bene, nonostante qualche scricchiolio. Il Napoli di Maradona aveva vinto il primo scudetto della storia e l’argomento “ambiente-ecologia” iniziava ad assumere una certa rilevanza tra la popolazione, sopratutto per un evento importante: il 26 Aprile del 1986, un anno prima quindi, a Chernobyl era esploso il reattore 4 di una centrale nucleare e da allora, bè, ogni fatto strano, ogni anomalia, ogni minimo malanno riportava, nell’immaginario collettivo, a qualche più o meno sconosciuto effetto di questa tragedia nucleare. Nucleare. Nucleare. La parola più in voga assieme a “scorie radioattive”, “radiazioni” e Michael Jackson.

Ecco, proprio in questo scenario e sulle ali del movimento ambientalista, il governo chiese ai propri cittadini se fossero d’accordo a utilizzare l’energia nucleare, impiegando le tre piccole centrali già presenti sul territorio dagli anni ‘70 e le quattro in costruzione, sparse per il territorio nazionale. Centrali che avrebbero garantito la quasi autosufficienza energetica, proprio come in Francia, in Germania e nella maggior parte degli atri Stati europei. Il quesito non venne posto a personale specializzato ma a tutto il popolo, sotto forma di referendum. A decidere, quindi, non furono grandi esperti di fisica, dottori dell’atomo, studiosi dell’invisibile. Decisero i cittadini, tutti, anche i miei genitori. E dopo qualche tempo e dopo un’apposita legge, il nucleare venne messo al bando, alla faccia delle centrali già costruite, riempite di uranio, e mai avviate. Un vanto, la vittoria del “no al nucleare”, esplicitato dai cartelli recanti la scritta “comune denuclearizzato” apparsi ovunque all’ingresso dei paesi.

Ecco, un ricordo, certo, ma anche una veloce riflessione: se il popolo decise di non volere il nucleare, bè, allora niente nucleare, mi sembra evidente. E invece…

C’è una notizia passata in sordina, una di quelle sussurrate e portate via dal vento e dalla fretta, una di quelle su cui nessuno si sofferma perché riportata in due righe, quasi a tradimento, giusto perché nessuno poi possa lamentarsi di non essere stato informato: durante questa settimana e durante la prossima, è prevista la consegna di bombe tattiche nucleari, chiamate B61-12, studiate per equipaggiare gli aerei americani F-35 che sostituiscono i vecchi Tornado, anch’essi dotati di bombe nucleari di vecchia concezione. E dove saranno consegnate? Mica qui in Italia, vero? Noi abbiamo detto “NO” al nucleare. E invece saranno consegnate proprio qui, una parte nella base americana di Aviano e la rimanenza nella base dell’Aeronautica Militare Italiana di Ghedi, vicino Brescia.

Nessuno scandalo, esiste un accordo internazionale che prevede la presenza di queste armi un po’ in tutta Europa, nelle varie basi Nato. Il patto si chiama “Nuclear Sharing”, Condivisione Nucleare, e sancisce proprio questo genere di armamento e la distribuzione nelle varie basi militari.

Bene, non è un affare simpatico, certo, e si era detto “NO” al nucleare, ricordo. Tant’è, elettricità nucleare no, bombe sì. E già qui ce ne sarebbero di cose da dire!

La mia riflessione, però, va oltre e si allarga su due binari. Il primo mi porta a domandarmi se sia un caso che questo aggiornamento di armamenti avvenga proprio adesso, con una guerra in corso, con l’Europa che non ha più munizioni da inviare all’Ucraina e con la minaccia nucleare già più volte paventata. Sapete come si dice, vero? A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Speriamo di no.

Sul secondo binario di pensiero, invece, si ritorna al senso di quel referendum, alle responsabilità che la nazione si è presa nei confronti dei cittadini e anche agli inevitabili compromessi dovuti alla Nato. Ecco, in tutto questo, dov’è la sicurezza? Dove sono i piani di evacuazione per i residenti limitrofi alle basi che ospitano questi ordigni? Dove e a chi sono state comunicate le norme che regolano le azioni da intraprendere in caso di evento funesto? A pensarci bene, ospitando queste armi, la zona diventa un bersaglio. E’ chiaro a tutti, vero? Se proprio un giorno la Russia volesse bombardarci, di certo non inizierebbe da Milano. Andrebbe a colpire i bersagli strategici utili alla causa. Distruggere armi così pericolose, quindi, sarebbe una priorità. C’è qualche accorgimento in atto affinché la popolazione sia preservata, almeno un minimo, da quella che sarebbe una catastrofe? No, non c’è nulla. Neppure un semplice piano di evacuazione. In effetti, sarebbe più facile mostrarsi sorpresi dell’esistenza di queste bombe, se proprio qualcosa dovesse andare male.

E niente, 36 anni fa un’intera nazione scelse. Non so se la valutazione sia stata positiva o negativa e non so se lo strumento utilizzato per una decisione simile sia stato il più appropriato. La realtà, però, è questa: energia nucleare pubblicamente no, bombe nucleari segretamente sì. Siamo sempre uno strano caso.

C.C.A

P.s: Qui sotto avete tutto lo spazio per dire la Vostra. L’intento dell’editoriale è offrire una possibile chiave di lettura di un argomento di attualità. E’ solo una delle tante chiavi e saremmo felici di conoscere la Vostra. Commentate e, se vi piace, condividete!

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