Non si placano le polemiche dopo la partita fantasma Juventus-Napoli. Sarebbe strano il contrario, siamo in Italia e siamo il paese della polemica per antonomasia. Il punto però su cui vorrei focalizzare l’attenzione non è tanto la polemica del tifoso, che in quanto tale ha diritto di espressione del proprio pensiero, bensì la polemica che nasce alimentata e, consentitemi di scriverlo, fomentata dalla stampa e da alcune trasmissioni televisive. Sono passati poco più di un paio di giorni da quella che doveva essere una bella sfida di calcio, tra un Napoli mai come quest’anno in palla e presumibilmente nel ruolo di semi-favorito nella sfida che si sarebbe dovuta giocare all’Allianz Stadium e una Juventus nuova e ancora in evidente rodaggio, che tuttora se ne sentono e se ne leggono di tutti i colori. Ovviamente sarebbe decisamente superfluo anche evidenziare che in tutto questo la società Juventus è vittima della situazione ed assolutamente esente dalla benché minima colpa, ma a quanto pare non tutti sono concordi neppure questa volta.
Così, in maniera al quanto sconsolata, apprendiamo che il Napoli in alcuni dei suoi elementi non avrebbe rispettato la cosiddetta “bolla” alla quale le società vengono sottoposte, quale “isolamento fiduciario”, in caso di casi di positività al Covid19 e successivi tamponi. In maniera altrettanto sconsolata assistiamo a trasmissioni televisive che invocano, secondo la loro di logica, evidentemente, l’uso del buon senso e non quello del rispetto delle regole. Ed infine, in maniera assolutamente deprimente, leggiamo ed ascoltiamo membri e dirigenti dell’ASL Napoli 1 Centro piuttosto che dell’ASL Napoli 2 Nord, riferire situazioni contrastanti in merito al veto posto al Napoli di non partire alla volta di Torino o di un Napoli sottoposto a “quarantena” anziché ad “isolamento fiduciario”. Inutile dirvi quanta differenza intercorra tra le due disposizioni.
A tutto questo, non bastasse, va aggiunto un De Laurentiis che riferisce di aver ricevuto dall’ASL la comunicazione di non partire (smentita dal Direttore dell’ASL Napoli 2 Nord) e di un Andrea Agnelli che invece spiega chiaramente, ai microfoni di Sky, che il collega gli aveva inviato un sms chiedendogli di rinviare la partita.
Non sta certamente al sottoscritto stabilire le responsabilità, né tantomeno le sanzioni da applicare, quello però che mi sento di sottolineare, in onore di una battaglia che non è quella del tifo, ma del buon senso perduto, è che chi sbaglia paghi, in ragione di un regolamento vigente e che nessuno ha il diritto di prevaricare in nome di alcun buon senso. Il buon senso (ahimè perduto) sarebbe quello di applicare le leggi e i regolamenti invece siamo in Italia, nel paese della polemica per antonomasia, e allora aspettiamoci una tavola imbandita a tarallucci e vino, salvo poi creare quel pericolosissimo precedente che minerà irrimediabilmente la credibilità del nostro calcio.
Non dimentichiamoci che la Roma qualche settimana fa ha subito un 3-0 a tavolino per un’errata compilazione della propria lista Serie A, quindi per molto meno. Vincere a tavolino non è mai gratificante, né atto di cui vantarsi, ma se c’è un regolamento deve essere rispettato, in seno del buon senso.
Chi fa informazione, chi dirige trasmissioni televisive atte a riportare i fatti, smetta i panni del tifoso e in virtù di un’etica professionale che impone obiettività racconti i fatti e non mistifichi le realtà. Leggere l’Assessore allo Sport di Napoli, Ciro Borriello, parlare di “immenso polverone solo perché il Napoli è andato a toccare la Juventus e che quest’ultima sarebbe la vera patologia del calcio italiano” non fa bene allo sport ed è un atto gravissimo di calunnia e diffamazione nei confronti di una società che, nella fattispecie, è semplicemente vittima della situazione venutasi a creare.
Però c’è qualcuno, non parlo tra i tifosi, tra chi è preposto a fare informazione che parla di buon senso. Provate ad immaginare se la Juventus non fosse partita alla volta di Napoli, ribaltando esattamente la situazione, se gli stessi che oggi invocano allo scandalo per il 3-0 a tavolino, o quelli che chiedono l’utilizzo del buon senso, rimarrebbero fermi sulla loro posizione. O se, molto più probabilmente, non cambierebbero diametralmente il loro pensiero di giudizio.
Non so in quanti avranno il buon senso di riconoscere che l’applicazione del regolamento è l’unica via attendibile per non perdere ulteriore credibilità, perché non dimentichiamoci che l’Italia cerca partner ed investitori anche all’estero e il pasticcio di Napoli non è passato inosservato.
FONTE: IL BLOG DI LUCA GRAMELLINI