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IN NOME DEL PUNK, DEL FIGLIO E… DI ERASMO. Intervista a Paolo Pax Baragioli, cantante degli Harry Popper

Intervista di Ricky Rage Gramazio

 

Da fedele sostenitore del movimento punk, non ho potuto resistire all’idea di contattare gli Harry Popper, band storica di Novara che, dopo anni di apparente relax, ha deciso di gettarsi nuovamente nella mischia, nel pogo. La voglia di fare casino è la stessa di sempre, idem l’attitudine. Beh, sono solo cresciuti, hanno messo la testa in ordine… Non scherziamo! Chi ha voglia di crescere? Crescere è così fastidioso: accettiamo la carta d’identità, ma non la piena maturazione. Molto meglio riprendere in mano gli strumenti, riunirsi, spaccare tutto a colpi di power-chords e divertirsi con il pubblico. E chi meglio del vocalist del gruppo può raccontarcela.

Prova… prova… prova! Perfetto. Chi siete? Presentazione rapida, che poi bisogna passare al sodo…

Ciao noi siamo gli Harry Popper, Pax, Pilaf, Pippo, Paolo e Fulvio

Partiamo proprio dalla fine e quindi da questo nuovo inizio. Una reunion dopo anni di assenza. Cosa è successo precisamente?

Beh, in perfetto stile Rock and Roll, io e Pilaf alle 3 di mattina eravamo a casa mia, per fare una citazione, “dignitosamente brilli”. Rivangavamo il passato, pensando a come sarebbe stato bello fare una reunion nel 2019. Al che Pilaf, in tutta serenità, mi dice: «Adesso mando un messaggio a Pippo, se risponde di sì, lo facciamo».
Il messaggio recitava : «Lo facciamo?»
Dopo 10 minuti la risposta di Pippo è stata un secco «Sì!», senza sapere minimamente a cosa si riferisse il messaggio.

Raccontami qualcosa di più datato. Come è nata la band? E quali erano le intenzioni, escludendo ovviamente la voglia di far casino?

La band è nata nel 2001 tra i banchi di scuola del liceo. Eravamo dei giovani e acerbi punk che non sapevano nemmeno cosa fosse uno strumento. Eravamo una compagnia di tantissimi ragazzi accomunati dalla stessa musica e quindi, un bel giorno, abbiamo deciso che era ora di occupare i nostri lunghi pomeriggi passati a bighellonare e abbiamo messo in piedi La Saletta a casa del batterista, un luogo che è stato l’embrione di tutto e che negli anni è diventato un vero e proprio studio di registrazione, ma che all’inizio era il luogo di ritrovo di quando si marinava la scuola. Era la nostra casa e, a furia di passarci mattine e pomeriggi, alla fine, abbiamo tirato fuori un qualcosa di decente. Non avevamo particolari intenzioni, l’unico scopo era divertirsi ed esprimere alla nostra maniera quello che avevamo dentro. Sì, dai, alla fine avevamo solo una gran voglia di fare casino ed è ancora così.

Sono cresciuto con il punk, amo il punk e amerò sempre il punk. Detto questo, poter scambiare quattro chiacchiere con dei musicisti della scuola mi gasa parecchio. Ditemi, allora, quali sono i gruppi che più hanno influenzato gli Harry Popper?

Sicuramente la partenza è stata il punk rock di quegli anni, quindi indubbiamente Derozer, Pornoriviste, Punkreas, Moravagine ecc… Poi, chiaramente, crescendo gli ascolti variano.

Amate un pezzo in particolar modo? Tra i vostri, intendo dire.

Beh, direi che Buio è un po’ l’icona di quello che erano i primi Harry Popper, anche se sostanzialmente ogni brano ricorda e riporta a qualcosa

Una riflessione difficile, ora. Provo a tradurre al meglio i miei quesiti perché credo che possa saltar fuori qualcosa di interessante. Dunque, in un periodo difficile per la musica in generale, un gruppo di giovanotti apparentemente cresciuti decide di ributtarsi in mischia e di suonare punk nudo e crudo, insomma, di ripartire dal punto lasciato. Parliamo di punk, di un genere che i ragazzini di oggi, per usare un eufemismo, non sembrano poi apprezzare o comprendere. Ok, potrei sbagliare, ma ho un nodo da sciogliere. Mi sembra una decisione più eroica di quanto si possa pensare. Non so se rendo l’idea…

Ma più che eroica sembrerebbe anacronistica. In realtà crediamo che in questo periodo “nero” per la musica italiana dove esiste tutto e niente, c’è sicuramente uno spazio anche per questo genere musicale che sembra sparire piano piano.
In realtà è solo sepolto sotto un mare di nulla, va solo rispolverato un po’, trattato come un ragazzino…come eravamo noi ai tempi. Sono i ragazzi di oggi: hanno solo pochi ideali e poca voglia di fare, andrebbero educati all’ascolto in generale non solo al punk rock e derivati, ci vorrebbe un pelo di consapevolezza in più e ci sarebbe sicuramente spazio anche per questo.
Quindi no, in realtà non crediamo sia un gesto eroico, crediamo più sia una goccia che però comunque bagna.

Un bel punk rock revival, il secondo dopo quello dei ‘90. Cosa ne pensate? Sarebbe importante e positivo? Ovviamente proiettato nel mainstream.

Beh, assolutamente sì. Se si vuole ottenere qualcosa di positivo oggi, bisogna parlare con lo stesso linguaggio dei giovani e giovanissimi. Sicuramente sarebbe un grandissimo evento,
Abbiamo già il nome : BLACK OUT PUNK!!! ..dicci tu se non suona rock and roll.

Suona bene, fottutamente bene! Cosa detestate della musica di oggi? Lo so che qualcosa vi fa incazzare!

Sarebbe banalissimo dire la musica Trap. In Italia per fortuna esiste ancora una buona scena alternativa.
No, in realtà odiamo il fatto che nella musica “mainstream” ci sia una totale assenza di messaggio, una vuotezza di idee, valori fasulli, inneggio al denaro facile, alla figa, alla droga (non che questo non sia mai stato fatto, ma erano altri contesti storici e sociali). Il ragazzino medio prova a rispecchiarsi, credendo che quella sia la vita a cui aspirare.
Dall’altro lato ci sono questi cantanti o pseudo cantautori della classica musica leggera italiana per il 90% figli di talent che sinceramente hanno davvero cagato il cazzo… Quindi, se da un lato il ragazzino incazzato ascolta la trap, dall’altro ci sono una serie di persone ammaliate dalla solita, banalissima canzonetta d’amore cantata dal bel tatuato o dalla fighetta di turno.
Per fortuna non è tutto cosi!

Un episodio che ricordate con piacere.

Ce ne sono tantissimi, vediamo. Beh, il primo così al volo che mi viene è questo: l’anno non lo ricordo, so solo che suonavamo di spalla ai Derozer al centro sociale LA SEDE a Vigevano.
Pilaf al posto dello sgabello per la batteria utilizzava un water (e non sto scherzando) è stato il suo regalo di compleanno da parte di tutta la compagnia.
Arriviamo e tiriamo giù tutto dalla macchina, water compreso, entriamo alla Sede e ad accoglierci all’ingresso c’è Mendez (ex storico bassista dei Derozer), che vedendo la scena di noi con un water in mano, in un fantastico veneto e in perfetto stile punk ci dice: «Siete proprio un gruppo di merda, Dio ***»

Un episodio che ricordate con poco, molto poco piacere.

Così, su due piedi, episodi decisamente tristi non ce n’è vengono: direi più tra il trash e il goliardico. Era tra l’altro la stessa sera dell’episodio “allegro” sopra descritto.
Il nostro logo dell’epoca era il disegno di una testa di una bambola di quelle anni 60 da bambini, con i capelli e le guance rosse. La testa in questione esisteva veramente, si chiamava Erasmo ed era la nostra mascotte. La portavamo ovunque suonavamo, legata al collo con una catena lunga 2 o 3 metri e la piazzavamo sulla batteria durante i concerti.
Al termine della serata in condizioni alcoliche più o meno “standard”, nel raggiungere la macchina, Pilaf, cantando, roteava Erasmo sopra la testa cercando, credo, di dimostrare la legge fondamentale della dinamica rotazionale, fallendo miseramente l’intento.
La testa di Erasmo si è staccata dalla catena, volando come una stella cometa nella notte usando come coda il «NOOOOOOOOO» di Pilaf!
Al che noi ci siamo girati e dopo aver capito cosa fosse successo abbiamo cercato disperati Erasmo nel buio.
Ovviamente le ricerche si sono rivelate completamente vane nonostante la gente attorno, vedendoci in affanno, ha cominciato a illuminare la zona con i fari delle macchine.
Dopo inutili ricerche abbiamo capito con sgomento che la nostra mascotte era finita in un canaletto che scorreva lì vicino e che, trasportata dalla corrente, si era per sempre allontanata da noi. Ci piace pensare che sia arrivato sul Po e poi nel mare, nell’oceano e che sia approdato su qualche isola dell’Oceano Atlantico e che possa diventare il “Venerdì” di qualche naufrago, in stile Robinson Crusoe.

Robinson Fucking Crusoe. Non sarebbe male. Allora, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Un futuro incerto… per ora non ci sbilanciamo. Seguiamo il flow e vediamo che succede

Ora, per concludere, la prima cosa che vi viene in mente. Valgono anche le parolacce…

Beh: «STICAZZI!!!»

 

 

 

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